Diversi secoli sono passati dalla grande catastrofe, ancora oggi nessuno è stato in grado di dare una risposta al quesito che ci siamo trascinati dietro da millenni: com’è stato possibile che una pioggia di asteroidi ha generato un cataclisma che ha sepolto migliaia di nuraghi e una civiltà intera? Una Pompei sepolta, una grande civiltà spazzata via da uno sciame di meteoriti, vittima di un terribile maremoto dagli effetti devastanti.

Fonti storiche narrano che 1.178 anni prima della nascita di Cristo, un’onda anomala avrebbe generato questo tsunami terrificante, causato dallo schianto di un meteorite caduto al largo del Golfo degli Angeli, sulla costa sud della Sardegna, uno dei più ricchi dell’isola di fauna marina.

Ancora oggi, mentre gli archeologi discutono solamente sulla genesi e sulla funzione, c’è chi come molti, si è fatto un’idea ben dettagliata sulla scomparsa della civiltà Nuragica, che edificò queste costruzioni, di bellezza unica e rara nel suo genere, che ha abbracciato un periodo di tempo che va dalla piena età del bronzo (1800 a.C.) al II secolo a.C., ormai in epoca romana.

Le dimensioni di quest’onda erano di una grandezza maestosa, sopraggiunta dal largo del Golfo di Cagliari, superando i 60 Km di lunghezza e s’infranse a circa 460 metri d’altezza nella zona dell’ Altipiano della Giara; i Nuraghi vennero colpiti da sud verso nord, grazie a questo impatto, un loro versante, quasi sempre il medesimo, è pieno di fango sedimentato.

Quest’ultima ipotesi è ben documentata dalle foto scattate dall’alto da alcuni droni, capaci di rafforzare questa teoria, dopo aver analizzato circa 100 fotografie e quasi tutte presentavano lo stesso tipo di dinamica di distruzione.

L’isola dei nuraghi, che secondo gli studi archeologici ospitava circa 7.000 Torri Ciclopiche, vede tuttavia sommerse le proprie meraviglie dalla vegetazione attuale, germogliata sui sedimenti portati dall’onda distruttiva; questa ipotesi è ulteriormente avvalorata dal fatto che nella pianura del Campidano (al tempo dei Fenici paludosa, ma bonificata nel Novecento) i nuraghi sono piuttosto rari e ricoperti di terra, mentre salendo di quota sulle colline che la circondano, le torri sono invece presenti in maniera più numerose e ancora ben conservate.

A causa di questa catastrofe (secondo una definizione del passato) che spazzò via la pianura più bella al mondo (sempre secondo tramite fonti egizie certe), ci fu una grossa migrazione dei popoli del mare, inizialmente combattenti esperti e poi divenuti profughi, sepolti in un giorno e in una notte, come narrò il mito Platone, uno dei più importanti filosofi dell’Occidente, che definì questo tragico evento come la fine di Atlantide, sostenendo che si sviluppò proprio nel sud della regione sarda, descrivendo di un’isola a occidente dell’Egitto, che sembra corrispondere proprio alla Sardegna.

Questa terra delle meraviglie è citata come “la terra del mito scomparso” anche da scienziati italiani, che hanno rafforzato quest’ipotesi affascinante: invenzione o realtà? Ancora una volta si è riesumato il dibattito sull’esistenza dell’isola più famosa di sempre, abitata da una civiltà molto avanzata. Il prossimo passo sarà quello di investigare sul fondo marino, per trovare la controprova del possibile impatto.
Purtroppo la verità resterà sempre un alone avvolto nel mistero, ancora oggi irrisolto. Arrivederci dal vostro reporter.