Non tutti conoscono la “Morra Sarda”. L’origine del gioco risale addirittura all’antica Roma ed era denominato Micatio o Digitis Micare (il verbo mico in latino significa guizzare, balenare, in riferimento al veloce movimento delle dita). Alcune fonti dicono che anche l’antico Egitto, aveva quest’attività ludica al centro del proprio svago quotidiano.
La sua diffusione popolare, era così vasta che l’appellativo per un uomo onesto era “una persona con cui si potrebbe giocare a morra al buio”.
Al giorno d’oggi, in realtà, il gioco è molto diffuso in tutta Italia, soprattutto al Nord, ma è la Sardegna la terra che vede praticare abitualmente questo passatempo, che in realtà va oltre lo scopo ludico, quasi ne assume una credenza popolare.
Le regole sono piuttosto semplici, non c’è bisogno di nessuno strumento, ma solamente delle proprie mani. Tutti i partecipanti che hanno la possibilità di sfidarsi sia in singolo che in coppia (nella variante sarda si predilige spesso la modalità di coppia), gettano un numero da 1 a 5 (lo zero non esiste), indicandolo con la mano tesa in avanti, ben visibile ai giocatori; inutile dire che il numero pronunciato deve essere sempre più alto di quello indicato nella propria mano.
Lo scopo del gioco qual’è? E’ quello di indovinare la somma che produrranno i numeri gettati dagli sfidanti di turno; per ogni somma indovinata viene assegnato un punto al giocatore, fino ad arrivare ad un punteggio prestabilito inizialmente, che solitamente è 16.
Il gioco di coppia ha delle leggere varianti, iniziano le danze due componenti, uno per squadra, il vincente affronterà l’altro componente della squadra avversaria, fino ad acclamare un nuovo vincitore e così via fino al raggiungere il punteggio prestabilito.
Molto importante, se non fondamentale, la figura dell’arbitro: colui si fa carico (la posizione scomoda) di contare i punti, decidere sulla regolarità delle gettate e sulle eventuali (consuete) dispute tra gli avversari.
L’unica cosa dove bisogna prestare molta attenzione, che è considerato gioco d’azzardo, perché ad ogni lancio, si possono puntare somme di denaro e in quanto tale è proibito dalla legge, per l’esattezza dagli articoli dal 718 al 722 del Codice Penale.
Nel nuorese addirittura, l’ordine di divieto di giocare in luoghi pubblici, è stato emanato dal Questore, il quale ha presentato inoltre, una lunga lista di attività che i cittadini non potranno più svolgere durante le loro giornate estive e non solo.
La motivazione, come si legge nell’avviso, è per la tutela dei minori in tutti quei giochi ritenuti d’azzardo, atti ad una vincita in termini di lucro.

Fortunatamente, c’è però chi di questa tradizione, ne ha lasciato intatte le radici e il successivo sviluppo, anzi, proiettandolo al presente e ad un immediato futuro.
Questo classico della tradizione dell’isola, grazie all’inventiva di un 31enne di Abbasanta, è sbarcato sul web, diventando una modernissima App!

Avete capito bene, Sa Murra, questo il nome nella lingua Sarda, sbarca nella versione digitale, pronta ad affascinare e a conquistare il mondo intero, dopo un periodo “embrionale” durato per ben 5 anni.

Dopo un prototipo girato per il famoso social network “Facebook” tra amici e grazie all’aiuto di un esperto programmatore, il ragazzo ha svolto il passaggio ad una vera e propria applicazione, scaricabile gratuitamente dall’ App store per gli Apple o da Google Play Store per i dispositivi Android.

Per l’ideatore di questo piacevole gioco, è stato un grandissimo successo, come testimonia anche l’invito ricevuto per partecipare a “Marramundo“, rinomatissima convention di giocatori che arrivano da tutto il Mediterraneo e svoltasi interamente in Catalogna, dall’ 8 al 10 Settembre scorso.